Fai attenzione: ecco l’età esatta in cui le donne possono andare in pensione oggi

Attualmente in Italia, l’età esatta in cui le donne possono andare in pensione dipende dal tipo di pensione a cui si aspira e dai requisiti contributivi maturati. Si distinguono principalmente tra la pensione di vecchiaia, la pensione anticipata e alcune forme speciali come Opzione Donna. Le normative vigenti per il 2025 confermano quanto già previsto negli anni precedenti, senza cambiamenti significativi per l’accesso ai trattamenti pensionistici.

Pensione di vecchiaia: criteri attuali

La legge stabilisce che, a partire dal 1° gennaio 2025, l’età minima per accedere alla pensione di vecchiaia resta fissata a 67 anni sia per le donne che per gli uomini, secondo il Decreto ministeriale del 18 luglio 2023, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Questa regola coinvolge sia le lavoratrici di settore pubblico che privato e non sono previste variazioni almeno fino al 2027. Oltre all’età anagrafica, è richiesto un minimo di 20 anni di contributi e, per chi entra nel sistema dopo il 1996, la pensione deve avere un importo almeno pari all’assegno sociale.
Questa regola, basata sulla pensione di vecchiaia, rappresenta la via standard per il pensionamento in Italia. L’età viene periodicamente revisata in base ai dati della speranza di vita forniti dall’ISTAT, ma attualmente non sono previsti aumenti o riduzioni.

Altre forme di pensionamento e deroghe

Oltre alla pensione di vecchiaia, le donne possono accedere ad altre formule pensionistiche:

  • Pensione anticipata: permette di andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica, a condizione di aver versato almeno 41 anni e 10 mesi di contributi. Questa regola vale per le lavoratrici dipendenti e autonome nel sistema misto contributivo .
  • Pensione di vecchiaia contributiva: accessibile a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, ma solo se l’importo della pensione iniziale risulta almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale (parametro ridotto per donne con figli: 2,8 volte con un figlio, 2,6 volte con due figli) .
  • Pensione a 71 anni: soluzione residuale, per chi ha soltanto 5 anni di contributi effettivi. Questa modalità è riservata a chi rientra pienamente nel sistema contributivo e non ha maturato un importo sufficiente per la pensione prima .

Inoltre, per chi svolge lavori particolarmente gravosi o rientra in categorie protette (ad esempio caregiver, invalidi civili almeno al 74%, licenziate da aziende in crisi), sono previste ulteriori agevolazioni, spesso abbassando requisiti contributivi e l’età.

Opzione Donna: requisiti aggiornati per il 2025

Opzione Donna è la principale forma di pensionamento anticipato riservata alle donne in Italia. La legge di Bilancio 2025 ha prorogato questa possibilità a condizioni sostanzialmente invariate rispetto all’anno precedente. Possono accedere a Opzione Donna le lavoratrici:

  • con almeno 35 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2024;
  • che hanno almeno 61 anni di età al momento della maturazione dei requisiti. L’età minima è ridotta di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni di sconto: 60 anni con un figlio, 59 con due figli;
  • licenziate o dipendenti di aziende in crisi possono accedere a Opzione Donna già a 59 anni;
  • che ricadono nelle categorie di caregiver o sono invalide almeno al 74%.

Dopo la maturazione dei requisiti, si applica una finestra mobile: 12 mesi di attesa tra fine lavoro e decorrenza della pensione per le dipendenti, 18 mesi per le autonome. L’importo della pensione sarà calcolato esclusivamente con il sistema contributivo, che spesso comporta una riduzione rispetto al retributivo.

Domande frequenti e casi particolari

Pensione anticipata: chi ne ha diritto?

Le donne che non hanno raggiunto l’età per la pensione di vecchiaia, ma hanno un’anzianità contributiva di almeno 41 anni e 10 mesi, possono andare in pensione anche se non hanno ancora 67 anni. Questa regola vale sia per la pensione anticipata classica che per quella tramite Opzione Donna (se rientrano nei requisiti sopra indicati) .

Pensione con pochi contributi: è possibile?

La normativa italiana consente la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia anche con soli 5 anni di contributi, a patto di aver compiuto 71 anni di età e aver iniziato a versare dal 1996 in poi. Questa misura è adottata per chi ha avuto, durante la vita lavorativa, periodi di disoccupazione prolungata, lavori saltuari o non ha accumulato contributi sufficienti .

Lavoratrici autonome e libere professioniste

Le donne che esercitano attività autonoma o sono iscritte a casse professionali devono rispettare le regole specifiche della loro gestione previdenziale, che possono prevedere età minima, contributi richiesti o particolari forme di pensionamento flessibile. Ad esempio, alcune casse consentono la pensione anticipata o la pensione di vecchiaia con importi e tempi diversi rispetto al regime INPS .

Pensione per casalinghe

Le donne che non hanno mai lavorato o sono state casalinghe possono accedere alla pensione di vecchiaia a partire dai 57 anni, ma solo se hanno maturato almeno 5 anni di contributi tramite iscrizione al Fondo Pensione Casalinghe.

In sintesi, le regole attuali prevedono che la maggioranza delle donne possa andare in pensione a 67 anni con almeno 20 anni di contributi. Tuttavia, esistono molte eccezioni e deroghe che consentono di anticipare l’età pensionabile, soprattutto tramite Opzione Donna, pensione anticipata e modalità specifiche per settore o condizione personale. Ogni caso va analizzato singolarmente, perché requisiti, finestre e importi possono variare in base alla propria storia lavorativa, categoria di lavoro e situazione personale.

La conoscenza aggiornata dei requisiti e delle regole è fondamentale per le donne che si avvicinano all’età pensionabile, così da pianificare al meglio il proprio futuro previdenziale e prendere decisioni informate. I criteri attuali, fissati dal legislatore e confermati dai dati ISTAT, segnano una certa stabilità almeno fino al biennio 2025-2026, offrendo un quadro chiaro sia alle lavoratrici prossime al pensionamento che alle generazioni future.

Lascia un commento